Noize (I)

GENEROUS MARIA - "Command of the new rock" (2002 - Lunasound Rec.)

Ma che cosa sta diventando la Svezia? La California degli anni '60, la Seattle degli anni '90? E' incredibile il numero di band che giungono dalle fredde (a sentire dai suoni sprigionati non si direbbe affatto...) lande scandinave e si presentano con dischi di qualità elevatissima. Dopo The Awesome Machine, The Quill e Mushroom River Band (solo per citarne alcuni…), è la volta dei Generous Maria, con cui devo però essere sincero: ad un primo ascolto quest'album non mi aveva particolarmente entusiasmato, lo trovavo un po' ripetitivo, scialbo, senza quel tocco personale che rende un debutto qualcosa di assolutamente magistrale. Ma con un immenso sorriso sulle labbra sono felicissimo di dire: mi sbagliavo alla grande!!! Il secondo ascolto è stato pura assimilazione, il terzo ripetizione ossessiva delle melodie, il quarto scuotimento infinito della testa (la chioma purtroppo ora è corta…), il quinto, il sesto, il settimo…indicano che questo cd non riesce più a uscire dal mio lettore! La miscela del quintetto è qualcosa di veramente esplosivo: forti dosi di Led Zeppelin e Grand Funk mischiate con sapienti tocchi "kyussiani" (immancabili nel genere…) e spruzzate psichedeliche dal mood astrale.

L'iniziale "Big shiny limo" mette subito in chiaro le intenzioni della band: le nostre orecchie sono messe a dura prova sotto i colpi d'ascia dei due guitar-players, Ulrik e Dan, bravissimi nell'ergere un muro sono incredibile, mentre Jasper al basso e Mats alla batteria reggono il macigno con insospettata versatilità. Poi c'è lui, Goran, una delle voci più belle dell'attuale panorama heavypsichedelico: aggressivo, melodico, isterico, sa passare con estrema facilità da un registro all'altro senza mai stancare. "A bed at the edge of the universe" è introdotta da chitarre selvagge che creano l'incipit giusto per l'esplosione di questa bomba sonora carica di quel feeling che oggi sono in pochi a saper esprimere. A seguire c'è il pezzo che più ho apprezzato: "All units are out" inizia soffusa e nervosa, poi scoppia per merito della voce di Goran, capace di suscitare attesa e imprimere nelle mente di chi ascolta un chorus liberatorio, di quelli da urlare all'infinito, quando intorno riff pachidermici bruciano ciò che ci circonda…favoloso! Un altro punto a favore è il magnifico artwork opera della Malleus, una fusione di "The planet of the apes" e "2001: A space odissey" in salsa ancora più visionaria, molto flippante, difatti la colonna sonora ideale per un concetto del genere è proprio un brano come "Anchorage & Quito", una folle corsa lungo terreni desolati, molto settantiana (mi sono venuti in mente i grandiosi Mountain…) e con un assolo dal fuzz gigantesco.

Un momento di tregua ce lo concede "Soulflight", track di pura psichedelia espansa venata di countryrock, qualcosa che giunge direttamente dai sixties, con tanto di piano fender molto "doorsiano" ("Riders on the storm" docet…) che ci prende per mano facendoci librare in volo, come in un sogno destinato a non concludersi mai…la strumentale "Ashram of the absolute" riporta in carreggiata il trademark più duro della band, sempre però ottimamente bilanciato da inserti lisergici e dilatati, che preparano il terreno per la botta finale, tre pezzi di una bellezza assoluta, tre gemme che corrispondono ai nomi di "All good things (must come to an end)", "DumDum bullet" e "Firebug": la prima ha un cantato quasi dark, molto notturno, delle chitarre di marca Black Sabbath e un refrain memorabile; la seconda è sporca e cattiva, con un lavoro eccellente di batteria che sfocia in uno stacco tribale pieno di percussioni e wah-wah, roba da infarto…la terza sputa fuoco come un drago in preda a crisi epilettiche, si tratta di un hard boogie inacidito, perfetto per un viaggio ad alta velocità lungo la mitica Route 66.

Dopo quest'orgia di suoni l'album non poteva che terminare in bellezza: assolve questo compito "Bridge out of time", luogo di incontro tra la "dolce" pesantezza dei Kyuss e le elucubrazioni psichedelico-spaziali dei primi Monster Magnet: a parte la ghost-track ancora più rarefatta e mesmerica, non poteva che esserci un finale migliore…i Generous Maria si dimostrano davvero una delle migliori band europee, ascoltare questo dischetto è un'esperienza che tutti dovrebbero fare per capire cosa significa e cos'è il rock oggi. This is rock that makes no apologies!

(Livin Rain)

 

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